QUANDO ROMA BAROCCA PARLAVA IN SVIZZERO

roma-barocco1.jpg

Borromini-S. Ivo alla Sapienza

E’ stata una esperienza unica quella vissuta a Roma irraggiata da un sole spesso cocente, grazie al quale i suoi magnifici monumenti risplendevano come non mai. Ospite di Svizzera Turismo, ho conosciuto meglio l’operato dei grandi architetti ticinesi nella Caput Mundi seicentesca. Prima tappa è la Fontana del Mosè, sormontata da una trabeazione con blasone di Sisto V ed ingentilita da tre scenografiche nicchie progettate da Giovanni Fontana. Nelle vicinanze, la vulcanica guida si dirige verso S. Susanna, magnifica nel suo candore esterno, architettata in profondità nella facciata e, pertanto, prototipo del nascente barocco romano progettato da Carlo Maderno. Più in giù, ci aspetta la borrominiana S. Carlo alle Quattro Fontane. In uno spazio ridotto, l’architetto ticinese realizza la facciata a doppio ordine di colonne, un grazioso campanile a pagoda, la celebre cupola ellittica conferente agli spazi interni l’illusione di trovarsi in un ambiente più grande di quanto lo sia in realtà, il chiostro ottagonale allungato dalle proporzioni armoniose. Si riprende la corsa diretti presso la dimora patrizia dei Barberini, capolavoro del Maderno e supportato dal Borromini nella progettazione del terzo piano ispirata dalla prospettiva architettonica. Il palazzo custodisce lo scalone ellittico sempre del Borromini dalla scenografia strabiliante.
Ristorati dal lauto pranzo presso l’esclusivo Club Canottieri Roma Remo, il tour riprende con destinazione S. Ivo alla Sapienza. Qui, causa lavori di restauro, troviamo la cupola avvolta nei ponteggi, ma il delicatissimo “capriccio” a mo’ di conchiglia è fortunatamente ancora visibile! Rifocillati presso una pubblica fontanina, all’improvviso ci appare vanitosamente Piazza Navona, i commenti non aiutano ad esternare la suggestione emanata da questo luogo, che trova compiutezza nella maestosa Chiesa dedicata a S. Agnese, capolavoro barocco di movimentate simmetrie ideate ancora dal Borromini. A pochi passi, ci attende Palazzo Farnese e, poco più in là, Palazzo Spada. Qui Borromini raggiunge il massimo estro nell’applicare, per la prima volta nella storia dell’arte seicentesca, i fondamenti della prospettiva a volo d’uccello, realizzando uno stupendo corridoio colonnato di solo otto metri ma ingannevole alla vista, tanto da farlo apparire quattro o cinque volte tanto: Che maestria! Purtroppo si arriva ben oltre l’orario di chiusura: un po’ delusi, ci si rifà la vista ammirando la sua nobile facciata.

Articolo scritto in collaborazione con Ciappina Carlo

Share this post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

scroll to top