Le tre Pietà di Michelangelo. Non vi si pensa quanto sangue costa

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Le tre Pietà alla Tribuna di Michenagelo-©photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Desta meraviglia la marmorea Madre Celeste dal volto emanante pathos, grazia, serena rassegnazione per suo Figlio morto, le cui fattezze posturali trasmettono rassegnata tragicità e attesa evangelica della Resurrezione biblica, emozioni che invadono quella Tribuna michelangiolesca ospitante le tre celebri Pietà michelangiolesche in un dialogo dalla marcata intensità spirituale, così forte da penetrare la nostra dimensione animistica. Adagiato con naturalezza sulle gambe mariane, il calco del Cristo romano perde quella rigidità legata alla tradizione medievale, scenico nella grazia corporale, ma composto per quella toccante intimità con sua Madre dalla virginea purezza giovanile, che con una mano aperta quasi esorta a riflettere sul dramma personale. L’insieme emana bellezza idealizzata di alto spessore morale. Ad esso dirimpettaio e nonostante rappresenti un’opera incompiuta, nel calco del gruppo marmoreo milanese si legge un profondo rapporto tra genitore e figlio morto, visibile nel torso di Cristo pigiato a quello materno, trasmettendo deciso turbamento emotivo. Sviluppo verticale e curvatura in avanti conferiscono alla scultura maggiore slancio, quasi un annuncio alla prossima Rinascita.

Pietà Bandini-Museo dell’Opera del Duomo-Firenze. ©photo Antonio Quattrone

L’originale Pietà Bandini trasuda velata serenità. Fattezze oblique caratterizzano Gesù morto, che assurge a fulcro di una composizione piramidale, sorretto dalla tenerissima Vergine, Nicodemo e Maddalena. Il sacro corpo senza vita trova accentuazione nella torsione del busto e nella testa reclinata sviluppanti un moto discendente, la cui composizione complessiva emana consapevolezza della certa Resurrezione, ma anche ricchezza spirituale talmente accentuata da mitigare incompiutezze e aggiustamenti, la cui tragicità rappresentativa trova linfa nel dinamismo dei personaggi rappresentati, leggibile anche grazie al recente restauro della Fondazione Friends of Florence. Ammirare i tre capolavori insieme è come sfogliare un libro sull’evoluzione artistica, stilistica, spirituale di Michelangelo, legatissima alla religiosità popolare, che vede nella Vergine quella chiesa accogliente tutti indistintamente, manifestando questa sua missione attraverso Gesù morto ed amorevolmente sorretto sino a diventare un unico corpo, non a caso il Cardinale Betori evidenzia tale comunione genitoriale attraverso il grembo mariano simbolo di procreazione divina e accoglienza del Cristo morto. Queste tre opere esposte ripercorrono quel cammino spirituale michelangiolesco intriso di fede, artistica riflessione sul mistero della Passione e, in età senile, senso della morte, visibili nella slancio giovanile plasmante la Pietà Vaticana sino alla umiltà immedesimativa riscontrabile nella scultura fiorentina. Trovante curatori in Barbara Jatta, Sergio Risaliti, Claudio Salsi, Timothy Verdon, la mostra è stata inaugurata durante l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace 2022” tenutosi presso quei luoghi dove Giorgio La Pira, Sindaco Santo, ha coltivato e predicato quella pace universale portata avanti dai successori e trova supporto organizzativo nei Musei Vaticani, Museo dell’Opera del Duomo e Museo Novecento di Firenze, Castello Sforzesco di Milano, Opera di Santa Maria del Fiore, Comune di Firenze, Comune di Milano, Fabbrica di San Pietro. L’esposizione avrà proseguo autunnale nel milanese Palazzo Reale.

Info:

https://duomo.firenze.it/it/home

La mostra sarà visitabile sino al prossimo 1 agosto

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